Il termine fotografia deriva dalla lingua greca e significa “scrivere con la luce”. Fare una foto correttamente esposta vuol dire aver impresso una luce giusta che illumini bene i soggetti che vogliamo far apparire leggibili nella nostra foto.
Dove capiamo sulla nostra reflex che stiamo scattando con una buona esposizione? Guardando l’esposimetro.

 

Questo importante strumento, nel caso in cui la fotocamera è impostata nel modo manuale o nei modi semiautomatici, possiamo visualizzarlo sia guardando nel mirino in basso, sia sullo schermo lcd della nostra reflex.

Il trucco sta nel tenere sullo zero la freccetta mobile dell’esposimetro.

Se la freccetta si trova sui numeri negativi la foto sarà sottoesposta cioè buia.

Nel caso in cui la freccetta si è posizionata sui numeri positivi la foto sarà sovraesposta ovvero troppo luminosa.

Per capire come portare la freccetta sullo zero occorre giocare con il cosiddetto “triangolo dell’esposizione”, per approfondire questo concetto vi rimando a questo articolo.



Ma andiamo a vedere come valuta la quantità di luce questo esposimetro. Innanzitutto iniziamo col dire che siamo noi che lo settiamo sul come misurare la luce. Esso, infatti, lavora principalmente impostando tra i comandi della nostra reflex una delle quattro modalità sottoriportate.

VALUTATIVA (o matrix)

Si tratta della modalità di misurazione più diffusa sulle attuali macchine fotografiche.

In questa modalità, l’esposizione viene calcolata tenendo in considerazione la gran parte della scena inquadrata. Inoltre, a seconda dell’algoritmo impiegato, quindi a seconda di marca e modello della macchina fotografica, possono essere considerati altri fattori quali i colori, la distanza dal soggetto messo a fuoco, ecc.

Quando usarla: L’aspetto principale da tenere in considerazione, è che l’esposizione calcolata dipenderà dalla scena nel suo complesso.

Perciò la misurazione matrix è utile in tutte le situazioni in cui non c’è un estremo contrasto tra il primo piano e lo sfondo. Come ritengono la maggior parte dei fotografi, questa modalità di misurazione dell’esposizione va bene nel 90% dei casi.

Essa, appunto, è la predefinita in pressoché tutte le macchine fotografiche digitali di recente produzione.

 



SPOT

La misurazione spot calcola l’esposizione in una piccola area circostante il punto di messa a fuoco (per questo spot, punto in inglese). L’estensione di quest’area è pari a circa il 3% dell’intera scena inquadrata.

Una variante di questa modalità è la misurazione parziale, in cui l’area utilizzata per il calcolo dell’esposizione è più ampia, attorno al 10%.

Siccome il punto di messa a fuoco può essere spostato, la misurazione spot non richiede di posizionare al centro il soggetto in primo piano.

Uno svantaggio della misurazione spot è che le ridotte dimensioni dell’area di misurazione possono rendere talvolta difficile il calcolo dell’esposizione. Per ovviare a questo, se la macchina fotografica e la scena inquadrata lo permettono, si può provare la misurazione parziale.

Quando usarla: ci sono alcune situazioni in cui la misurazione spot può diventare veramente indispensabile.

Generalmente, si tratta di situazioni in cui il soggetto principale della foto è in forte contrasto con una porzione molto più (o molto meno) luminosa dell’immagine.

Un esempio comune è quello di un ritratto in cui la luce proviene dalle spalle del soggetto inquadrato. In casi come questo, è molto utile impiegare la misurazione spot, o parziale, e posizionare precisamente il punto di messa a fuoco sul soggetto.

 

MISURAZIONE PARZIALE

Come la SPOT, ma con un’unica variante: l’area utilizzata per il calcolo dell’esposizione è più ampia, attorno al 10%.

 



MEDIA PESATA

Questa modalità di misurazione era molto diffusa sulla macchine fotografiche reflex un po’ di tempo fa. Essa considera l’intera scena, ma dà maggiore priorità alla zona centrale.

Come si può leggere da molte fonti, nonostante questa modalità sia ancora presente in moltissime macchine fotografiche (se non tutte), è stata pressoché superata e sostituita dalla misurazione Matrix.

Quando usarla: la maggior priorità data alla porzione centrale della scena implica che questa modalità di misurazione vada usata quando il soggetto principale si trova al centro dell’inquadratura ed è presente uno sfondo eccessivamente chiaro (eccessivamente luminoso), che porterebbe la misurazione matrix a sottoesporre il primo piano.

Ovviamente, è possibile impiegarla anche quando il soggetto principale non è posizionato centralmente. In questo caso è necessario portarlo in mezzo l’inquadratura, misurare, bloccare l’esposizione e poi ricomporre la scena.

 

Una guida interessante che spiega approfonditamente l’argomento puoi trovarla in questo libro, che consiglio a tutti per iniziare a fotografare.